Il cinema si è fatto veicolo, soprattutto dagli anni Sessanta in poi, della propaganda a favore del consumo smisurato di latte. Tuttavia, il LATTE VACCINO presenta molti rischi per la nostra salute.
Sin da piccoli ci hanno abituati a pensare che il latte sia un alimento completo e indispensabile in tutte le fasi della vita, ma è più che altro un alimento complesso nel bene e nel male. Purtroppo gli aspetti negativi pesano molto di più di quelli positivi, i quali possono essere comunque sostituiti da moltissimi altri alimenti. Il latte più che un alimento semplice è sia un complesso di ormoni specie-specifici, che servono per la crescita dei cuccioli di uno specifico mammifero (vacca, capra, asino, ecc.), e sia un sistema di trasfezione genetica che va ad attivare una serie di fattori di crescita e proliferazione cellulare mediante il sistema di segnalazione che fa capo al complesso 1 dell’ mTOR, bersaglio della rapamicina nei mammiferi. Questo è un complesso estremamente importante nelle vie metaboliche legate all’insulina e soprattutto nei pathway dei fattori di crescita IGF-1 e IGF-2. L’azione di questo complesso e di tutta la via metabolica è ampiamente studiata perché connessa alla proliferazione di varie tipologie di cancro.
I fattori di crescita risultano, invece, fortemente alterati nelle cellule cancerose. Immaginiamo quindi l’azione che il latte vaccino può fare sulle nostre cellule, programmate per avere una diversa crescita e proliferazione rispetto a quelle di un vitello.
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Per non parlare del complesso apparato ormonale presente nel latte, anche quello biologico e senza ormoni aggiunti, che entra in contrasto con il nostro sistema ed equilibrio di ormoni specifici. Il latte infatti, secondo studi recenti, sembra sia connesso all’insorgenza del cancro alla mammella, all’utero e alla prostata. Quindi in età adulta e soprattutto al di sopra dei 40 anni non va assolutamente consumato quotidianamente. Già il latte di capra e il latte di asina (che per ora sembra essere il più simile al nostro) sono migliori e più tollerabili, soprattutto per bambini e ragazzi, ma sempre con moderazione.
Educare i nostri figli con il mito del latte che fa bene, nutre, è un alimento sano e ricco di proteine significa farli abituare all’idea di assumere quotidianamente una dose di ormoni e molecole di segnalazione intracellulare che, nel tempo, provocheranno o renderanno più acute moltissime patologie, dal sovrappeso, alla sindrome metabolica, alle infiammazioni croniche e al cancro.
Perché invece di abituarli al latte non viene mostrata loro l’ampia gamma di prodotti di origine vegetale che potrebbe costituire una valida alternativa al latte vaccino? Dalla soia, dal riso, dall’avena, dai semi oleosi (mandorle, nocciole) vengono estratte bevande molto più valide del latte vaccino sia come apporto di sali minerali che come apporto proteico. Inoltre sono alternative che non incidono sul nostro equilibrio di ormoni e fattori di crescita. Per non parlare di tutte le potenzialità delle verdure, ricchissime di calcio – basta bere un po’ di acqua di cottura delle verdure per assumere calcio ed evitare fratture e osteoporosi – , o del pesce – che i ragazzi odiano perché non sono abituati al suo sapore – o delle mandorle, dei pinoli, delle nocciole o delle noci. E per non parlare dell’infinita varietà di tisane e infusi, ottimi anche per lo studio e la concentrazione.
Invece, negli ultimi tempi, il Miur ha comunicato l’avvio del programma “Latte nelle scuole” per l’anno scolastico 2017-2018, rivolto agli alunni della scuola primaria. Questo progetto si propone di avviare un percorso di sensibilizzazione delle famiglie e degli studenti a un corretto consumo del latte e dei prodotti lattiero-caseari. A questo punto ci si trova dinanzi a un quesito: meglio il latte delle bevande gassate o zuccherine, che i ragazzi consumano abitualmente, oppure no? No. Meglio un’infinità di altre bevande e alimenti che si dovrebbero far conoscere a ragazzi e studenti. Perché proprio il latte? E soprattutto perché proprio quello vaccino e non quello di capra o pecora o asina, certamente migliori?
A supporto di questo commento, segnalo due studi – anche se in rete se ne trovano moltissimi – molto validi, di cui uno condotto dal Prof. Greco e da altri professori di Napoli. Sono queste delle fonti molto autorevoli che hanno messo in luce gli aspetti negativi del latte, il quale andrebbe almeno ridotto, o in parte sostituito, nella nostra alimentazione quotidiana.
- Bodo C Melnik, Swen Malte John and Gerd Schmitz, “Milk is not just food but most likely a genetic transfection system activating mTORC1 signaling for postnatal growth”, Nutrition Journal 2013, 12:103.
- Giovanna Trinchese, Gina Cavaliere, Roberto Berni Canani, Sebastien Matamoros, Paolo Bergamo, Chiara De Filippo, Serena Aceto, Marcello Gaita, Pellegrino Cerino, Rossella Negri, Luigi Greco, Patrice D.Cani, Maria Pina Mollica, “Human, donkey and cow milk differently affects energy efficiency and inflammatory state by modulating mitochondrial function and gut microbiota”, The Journal of Nutritional Biochemistry, Volume 26, Issue 11, November 2015, Pages 1136-1146.